Il budino al cioccolato che fa bene
Come tutti i bambini cresciuti negli anni ’70, uno dei comfort food che ha segnato la mia memoria emotiva è il budino: al cioccolato o alla vaniglia, ma soprattutto quello al cioccolato.
Quando ce lo davano a scuola, al refettorio, era festa grande.
E se pregavo la mamma al supermercato, allungando la faccia supplice e le mani giunte, una volta su tre lei comprava una scatola di quelli “pronti” e lo preparava aggiungendo mezzo litro di latte (a proposito mamma, perché ne facevi così poco??).
Io e mio fratello ci sparigliavamo poi la pentola e il cucchiaio da pulire, e quella era la parte migliore dell’avere il budino a cena.
Anche i miei figli amano il budino al cioccolato e me lo chiedono spesso (per fare prima, quando li mando a fare la spesa, ai grandi gliene cadono due o tre coppette nel carrello…). In ogni caso, ci inventiamo tutti i giorni una scusa per avere un dolce a tavola: sennò che cakemania sarebbe?
Recentemente nella nostra famiglia si è posta una domanda urgente: cosa preparare per una persona in terapia oncologica, sapendo che ci sono cibi che aiutano il paziente e altri che invece aiutano il cancro?
Avete sentito parlare tutti dell’outing ufficiale dell’OMS riguardo carni rosse e processate, dichiarazione da anni attesa da molti medici.
Quello che forse non tutti sapete (spero, per vostra fortuna) è che i tumori si nutrono felicemente di zuccheri. Non a caso la diagnostica si fa con mezzi di contrasto che altro non sono che soluzioni glucosate: quando arrivano ai tessuti malati, questi si illuminano tutti contenti (se volete saperne di più, leggete questo articolo del Prof. Berrino, uno dei massimi esperti in materia).
Le direttive che abbiamo ricevuto per il menù del nostro ospite di riguardo sono infatti state: niente carni rosse, meglio evitare le proteine animali, e niente zuccheri (compreso il glutine).
Per offrire un pranzo festoso però un dolce ci vuole!
E infatti non ce lo siamo fatto mancare, unendo due nuove scoperte: il budino al cioccolato senza zucchero e senza glutine di San Martino, e questo bellissimo stampo francese degli anni ’50 trovato tre giorni prima in un mercatino dell’antiquariato (pagato 10 euro, incredibile: sarò una fanatica, ma ne avrei tirati fuori 50 senza battere ciglio, per un pezzo così!).
Il piccolo, di sei anni, è il mio “aiutatore” ufficiale in cucina quando si tratta di dolci, e in questa occasione ci teneva particolarmente a preparare il budino per l’ospite, a cui vuole molto bene.
Il mix San Martino come dicevo non contiene zuccheri, quindi per dolcificare due buste di preparato abbiamo aggiunto 15gr di Stevia in polvere (un aroma naturalmente dolce che non ha le caratteristiche nutrizionali di uno zucchero), più un litro di latte unito man mano per stemperare bene il composto.
Della cottura mi sono occupata io… Bisogna mescolare per almeno 5 minuti sul fuoco, quindi non è roba da bambini.
Della pulizia della pentola, ovviamente, l’aiutatore, che si offerto di farmi “anche un po’ da lavastoviglie”.
Un trucco per sformare bene dai loro stampi i budini a base grassa (come questo): mettete un cucchiaio di acqua o liquore sul fondo, prima di versarci dentro la crema ancora calda. L’acqua fa da film protettivo e non fa attaccare il budino allo stampo, agevolando lo slittamento quando lo si capovolge.
L’importante è passare la punta di un coltello lungo il bordo, giusto a livello della superficie, dove la pellicina invece tende ad attaccarsi lo stesso.
Ecco che aspetto ha il budino prima di essere sformato…
Due scoperte, due belle sorprese: il budino non solo è uscito bellissimo, mantenendo i rilievi dello stampo; ma anche buonissimo, come deve essere un dolce che non fa mancare niente a nessuno… soprattutto in un periodo difficile.
(Post sponsorizzato)