Il mito della lima nascosta nella torta: chi l’ha usata davvero per evadere?

Quanti di voi hanno provato una torta al lime? E una torta alla lima?
Se pensate che questa leggenda metropolitana sia alimentata solo da cartoni animati desueti e vignette da Settimana Enigmistica, vi sorprenderà sapere che in realtà qualche prova di un uso “improprio” dei dessert ci sia stato veramente nei bei tempi andati, pre-raggi X. Solo che i risultati lasciavano un po’ a desiderare; forse è anche per questo se la pratica, a tutt’oggi, sembra essere caduta decisamente in disuso.
Ma agli inizi del ‘700 un borseggiatore inglese di nome William Blewitt scampò per ben due volte alla deportazione forzata grazie a delle torte di gingerbread farcite con seghetti e lime: era già sulla nave quando i suoi incauti compagni di sventura gli rivelarono i loro piani di fuga culinaria. Blewitt svelò tutto al capitano, che lo liberò. Ma una volta tornato a terra venne arrestato di nuovo, con l’accusa di evasione, e condannato a morte. Per sua fortuna la sua storia aveva quel tanto di plausibile che il giudice accettò di aspettare il ritorno del capitano per ascoltarne la testimonianza.
Stavolta ci fu un condono in piena regola, con gentile invito da parte delle autorità a cambiare comunque aria. Nelle imprese successive (sue e dei suoi complici) si trova menzione più di una volta di altri tentativi di fuga con la stessa ferraglia procurata da amici che li visitavano in carcere, ma non è dato sapere in che modo venisse contrabbandata.
Agli inizi del novecento troviamo un falsario di Los Angeles che si fece spedire un revolver calibro 38, dodici pallottole, un sacchetto di tabacco e una banconota da un dollaro all’interno di due pound cakes glassate (tagliate a metà e svuotate, nel caso vi stiate chiedendo come abbiano fatto a cuocere la polvere da sparo!). Nonostante il complice all’esterno si fosse premurato di preparare il terreno mandando vari pacchetti di frutta e dolcetti (farciti all’oppio!) nei giorni precedenti, allo sceriffo bastò prendere in mano la scatola per accorgersi che le torte pesavano ben più dei due proverbiali pounds (1 pound = libbra; si tratta della classica torta quattro quarti. Se dovete far evadere qualcuno, usate pure la nostra ricetta). Il galeotto rimase tale, e il complice andò a fargli compagnia.
Una testimonianza di eccezione, sempre di questo periodo, ci viene da Michael Collins, il famoso patriota irlandese, e dei suoi complici nel liberare Eamon De Valera, prigioniero politico e futuro presidente della Repubblica Irlandese, dopo le insurrezioni di Pasqua del 1916.
Fu un piano piuttosto elaborato, degno della serie TV Prison Break, che cominciò con De Valera che fece di nascosto un calco del passepartout del prete del carcere con la cera dei lumini; poi un altro carcerato disegnò una vignetta satirica in cui nascose il profilo della chiave. Un terzo uomo mandò la vignetta al fratello, un fabbro, che cominciò a creare duplicati. La prima copia, nascosta nella nostra cara torta, non funzionò.
Non ancora scoperti, arrivò una seconda torta con una seconda copia, stavolta funzionante: gli uccel di bosco arrivarono fino alla porta esterna, dove sfortunatamente Collins li attendeva con una terza copia, che nella fretta aveva rotto nella serratura. Incredibilmente De Valera, per la rabbia, riuscì a spingere fuori la chiave rotta forzando la sua dall’altro lato.
La serata si concluse con De Valera e un complice travestito da donna che si mimetizzarono per strada tra le coppiette di soldati e infermiere in libera uscita.
Se guardiamo ai giorni nostri, la lima e la torta entrano fermamente nella sfera dell’improbabile, per cui parliamo di internet, dove il cobra dello zoo di NY twitta ai suoi followers una ricetta speciale chiedendo loro di portargli una torta contenenente una sega, e una mamma con i suoi due figli decide di provarci, cuoce la torta, inserisce la lima, e… posta tutto il procedimento, con tanto di consigli per rendere la ricetta più realistica!
Di Cristina Carnevali per Cakemania®