Storia delle torte nuziali

Una torta nuziale in stile Maria Antonietta realizzata dalla psticceria di San Francisco Cake As Art.

I matrimoni, in quanto riti di passaggio, sono sempre stati festeggiati da tutte le civiltà con simboli di fertilità e ricchezza; ed è proprio in questi antichi simboli che hanno origine le torte nuziali come le conosciamo oggi.
I Greci, generalmente sobri nell’alimentazione a causa anche del clima e dei pochi prodotti di cui disponevano, impastavano torte diverse con miele e farina, chiamate genericamente plakuntes o pemmata. Durante il banchetto nuziale offrivano un dolce di sesamo e miele; una porzione veniva data alla sposa insieme a un dattero e a una mela cotogna, simboli di fertilità.
Dopo secoli di ricette molto semplici, la cucina romana cominciò a divenire estremamente raffinata a partire dall’età augustea (beninteso, con sapori molto diversi dai nostri attuali): l’immagine più efficace di quei banchetti è descritta nel celebre episodio della cena di Trimalcione contenuta nel Satyricon di Petronio, in cui si descrive anche una torta a forma del dio itifallico Priapo che tiene in grembo della frutta. Anche i dolci romani erano essenzialmente a base di miele: lo zucchero infatti arrivò in Europa solo intorno all’anno mille, portato dagli Arabi che lo compravano in India; il suo uso si diffuse però solo in seguito alla colonizzazione delle Americhe.

Scena di banchetto in un affresco pompeiano

Durante i matrimoni i Romani erano soliti regalare un dolce a base di orzo, che lo sposo spezzava con le mani per poi cospargere il capo della moglie con le briciole, poi mangiate dagli invitati: un rito che rimanda al defloramento della vergine, alla sua sottomissione e all’augurio di una prole numerosa.

Banchetto nuziale medievale

È nel Medioevo che nasce “la torta alta”, assemblata con piccoli pani o biscotti portati dagli invitati durante il banchetto. Più alta era la montagna creata da questi pani, più alto il numero di persone vicine agli sposi. Gli inglesi erigevano dei veri e propri muretti, che venivano “glassati” con lardo per tenerli meglio insieme: se gli sposi riuscivano a baciarsi sporgendosi sopra questo singolare ostacolo senza farlo cadere, questo era di buon auspicio. Pare che nel XVII secolo uno chef francese in visita riportò in patria il concetto della pila di piccoli pani dolci, avendo però la geniale idea di legarli con del caramello e dando così vita al primo “croquenbouche”.

Il croquenbouche come lo conosciamo oggi: bigné ripieni di chantilly, uniti e decorati da fili di caramello. © finecooking.com

Ancora oggi in Francia l’ultimo piano delle torte nuziali è costituito da un piccolo croquenbouche.
Dal ‘600 nei paesi anglosassoni si diffuse la “bride’s pie”, una semplice crostata della sposa (non necessariamente dolce, anzi più sepsoo a base di frattaglie, ostriche e spezie) che nascondeva un anello di vetro (la donna che l’avesse trovato nella sua fetta sarebbe stata la prossima a maritarsi) e le cui briciole venivano distribuite agli ospiti celibi e nubili perché messe sotto il cuscino avrebbe fatto apparire in sogno i futuri consorti.
Le torte nuziali con copertura bianca che si diffusero nell’800 sono legate proprio al concetto di torta della sposa e il loro candore non solo rimanda alla sua purezza virginale, ma anche al benessere della sua famiglia di origine: lo zucchero raffinato era ancora costoso, quindi più chiara era la torta, più ricca era la sua dote.

Un’incisione della torta nuziale della regina Vittoria (1840)

Il nome “royal icing” (ghiaccia reale) deriva proprio dalla bianca torta nuziale della regina Vittoria, che recandosi all’altare vestita solo di bianco lanciò anche la tradizione del classico abito da sposa. Durante il banchetto furono offerte molti dolci, ma la torta principale misurava quasi tre metri di diametro e pesava 140 chili; sulla sommità ospitava la figura di Britannia, della regina e del consorte, il principe Alberto, in costume romano, e ai loro piedi un cane (simbolo di fedeltà) e due colombi (simbolo di amore coniugale). Un amorino che scrive su un cartiglio la data delle nozze (10 febbraio 1840), allegri cupidi e mazzi di fiori legati nel nodo dell’amore da candidi nastri decoravano il resto della torta.

Un’altra immagine della torta della regina Vittoria e del principe Alberto (1840)

È invece nel 1882, dalla quella offerta durante il matrimonio di suo figlio, il principe Leopoldo, che ha origine la torta a più piani come la conosciamo oggi: la prima completamente edibile, costruita usando dei pilastri di sostegno e solida ghiaccia per tenere la struttura in piedi.
Fuori dalla reggia si diffusero presto le torte a tre strati, il cui il top veniva chiamato “christening cake” e conservato per essere distribuito durante la celebrazione del battesimo del primogenito. Il taglio della prima fetta era il primo dovere espletato congiuntamente da marito e moglie come coppia ufficialmente sposata; servirsela a vicenda un ulteriore simbolo dell’impegno appena intrapreso.

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